Muoverci meno, muoverci meglio: la smart mobility obbligata nella Fase 2

In città gireremo così? si domandava nel 1962 una copertina della Domenica del Corriere disegnata dal grande Walter Molino: in coda dentro trasparenti capsule individuali su quattro ruote. Fa effetto vedere quella illustrazione oltre mezzo secolo dopo, mentre siamo alle prese con la mobilità nella Fase 2, che sarà una smart mobility obbligata. È proprio vero che gli artisti a volte vedono e prevedono meglio di un algoritmo di intelligenza artificiale!
Smart mobility e Fase 2: avremo presto i nostri veicoli leggeri individuali e quindi a prova di contagio. Sarebbe un bel titolo ma in questa primavera sospesa del 2020 non sappiamo ancora esattamente come gireremo in città fra poche settimane, appena sarà dichiarata conclusa la fase di lock down. Certamente non ci muoveremo più come prima, non potremo farlo più per la necessità del distanziamento sociale che, nella Fase 2, renderà complicate scelte semplici come prendere un autobus e darà probabilmente slancio a soluzioni individuali e più leggere come, ad esempio, i monopattini elettrici o le biciclette in sharing.

Secondo un outlook di Urbi, la startup (entrata nel gruppo Telepass) che raccoglie in un’unica app tutti i servizi di mobilità in diverse città d’Europa, l’area più critica è quella del trasporto pubblico.

La ministra delle Infrastutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha parlato sui social di un “load factor” del 60%, riferendosi a treni e aerei: ci sarà posto solo per 60 passeggeri lì dove prima potevano sedersi in 100. Non è ancora dato sapere quale sarà “il fattore di riempimento” previsto per i mezzi pubblici locali, ma sarà molto probabilmente molto più basso. L’assessore alla Mobilità del Comune di Milano Marco Granelli prevede addirittura al 25%: quindi se nell’era pre Covid-19 si muovevano quotidianamente in metropolitana 1,4 milioni di persone, dopo potranno salire a bordo meno di 500mila.

In Cina, la cui esperienza è stata studiata dagli analisti di Urbi, dopo l’uscita dalla pandemia i mezzi pubblici vengono riempiti al 50% della loro capacità ma con alcuni “accessori” che già sembrano difficilmente replicabili in Italia: la misurazione della temperatura corporea prima di salire a bordo, ad esempio. È pensabile che ATM o Trenord, per restare a Milano, possano farlo con tutti i passeggeri? Fanno già sapere di no. Altro ingrediente tecnologico che sta permettendo alla Cina di ripartire più velocemente: l’app di tracciamento obbligatoria per muoversi prevede un Qr code con il certificato medico personale: non si va da nessuna parte e soprattutto non si entra in metropolitana senza prima scansionarlo ai tornelli.

Postato il 25 maggio

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